IL NOSTRO GIORNO DEL RICORDO
Riuscire a spiegare a tredicenni i momenti in cui l’uomo commette atrocità come quelle delle foibe è per noi insegnanti veramente difficile. I ragazzi oggi sono abituati alla violenza raccontata nelle fiction televisive o nei giochi virtuali. A volte ci lascia perplesse la loro apparente indifferenza quando durante le lezioni di storia si parla di eccidi, deportazioni, guerre che hanno caratterizzato il XX secolo. E ci poniamo una domanda: come spezzare questo scudo, questo involucro che li tiene lontano dalla realtà?
Una risposta ce l’abbiamo: uscire dall’edificio scolastico e portare i ragazzi là dove è avvenuta la storia.
Abbiamo visto nel Magazzino 18 a Trieste l’espressione di Manuel quando teneva in mano il quaderno di una bimba istriana, o quella di Letizia che non capiva come mai tutti quei mobili fossero ancora lì, o ancora la reazione di Carlo alla voce spezzata del testimone che raccontava la sua esperienza.
Ma è palesemente impossibile applicare questo metodo tutto l’anno scolastico, e allora concludiamo la narrazione storica che ormai conosciamo e dedichiamo del tempo alla riflessione.
Fermiamoci, spegniamo i dispositivi e nel silenzio immaginiamo le emozioni dei protagonisti della nostra storia: paura, tristezza, rabbia, odio, senso di colpa… e raccontiamole con un’altra modalità che ci consenta di esprimere i nostri sentimenti: la poesia.
Le insegnanti
https://drive.google.com/file/d/10g3DVDF-v9ml_2Teszl1vQKwMdZqBKLl/view?ts=62011cef